di ANDREA ROCCHI
E ora risparmiateci i Metternich delle panchine, i ragionieri del novantesimo minuto, i calcolisti, i cospiratori, i dorotei della sfera, i demiurghi del risultato, i cabalisti dei pronostici. Quelli che “ci basta un pari”, “loro giocano un giorno prima”, “si decide col Cagliari o con l’Atalanta”, “tanto sono già salvi” e così via. Risparmiateci le polemiche sugli arbitri e i “varisti”.
Mancano due giornate al game-over e sarebbe bello che la lotta scudetto che resta aperta (e quella non meno appassionante per la salvezza) sia scevra da tanti bei ragionamenti e che i calcoli si facciano sì, ma solo il 22 maggio. Sarebbe bello che Milan, Inter, Salernitana, Cagliari, Genoa non si risparmiassero neanche un minuto, dandosele di santa ragione. A viso aperto, a muso duro. Senza risolini, frecciatine e commenti di retrovia più o meno maliziosi. Che il calendario e gli orari delle partite siano solo un’appendice al campo, unico insindacabile e sovrano arbitro del campionato. Che anche se non c’è una Champions in palio, chi lotta per il tricolore o per restare in A ci regali qualcosa di più o meno simile allo spot europeo di Real-City, un Inno al calcio e al provarci sempre.
Consci che c’è ancora un abisso tecnico da colmare fra il nostro football e quello delle big della Premier e della Liga. Però l’abisso di una mentalità si può ancora ridimensionare. Cambiando rotta, cambiando verso. A muso duro.