È dalla settimana scorsa che volevo scriverne, ma non riuscivo a trovare la chiave giusta. Ho rimandato. E alla fine ho deciso di usare le parole degli altri, quelle che ho sottolineato nei giorni scorsi mentre leggevo dell’argomento, mi ponevo domande.
Parlo del diritto a essere riconosciuti dai propri genitori dei bambini nati all’interno di famiglie arcobaleno. Parlo del diritto di chi cresce un bambino come fosse suo figlio, di poterlo definire tale. Per me sono sacrosanti, ma mi è bastato tornare a Verona e ritrovarmi in un picnic con amici di amici per capire che tanti coetanei non la pensano così. E in fondo bastava guardare al risultato elettorale per intuirlo, non ci voleva l’amico dell’amico. D’altronde la posizione del Governo a riguardo è sempre stata chiara, insomma non deve stupire la richiesta del ministero dell’Interno a tutti i sindaci italiani di smettere di trascrivere i certificati di nascita dei bambini con due padri o con due madri.
E quelli delle coppie eterosessuali che fanno la fecondazione eterologa?
E quelli delle coppie che adottano?
"Ma dai che c’entra". "Ma dai è una cosa completamente diversa". "Ma dai non ti scaldare, stiamo ad alzare tutto questo polverone e poi le famiglie arcobaleno alla fine dei conti sono pochissime" – mi direbbero in tanti.
Poi però alla manifestazione di sabato scorso a Milano hanno partecipato in 10mila persone, significa che non interessa solo ai pochi coinvolti. Siamo in tanti a tenerci.
Magari non tu, io non lo posso sapere.
E allora voglio confidarti una cosa: penso di tenerci così tanto ai loro diritti per diversi motivi: la mia formazione progressista, le mie letture, i miei valori. Ma anche perché non sono diventata madre alla maniera classica, “naturale”– direbbe qualcuno del Governo. Per un certo periodo ho temuto di non riuscirci neppure con la Fivet, quindi ho contemplato tutte le opzioni possibili. Da allora mi immedesimo sempre nei desideri di famiglia degli altri e mi arrabbio molto quando sento definirli “capricci” da chi un figlio l’ha fatto semplicemente trascorrendo una bella serata. Per me i desideri sono tutti uguali, proprio come l’amore.
Se hai voglia di raccontarmi il tuo punto di vista, scrivimi a equilibrismi@gedi.it, il confronto su questo tema mi appassiona.
Ora mi placo – temo che oggi la newsletter somigli un po' a un sermone – di seguito puoi trovare un paio di miei "ritagli".
I nuovi figli illegittimi di Chiara Saraceno
Da Repubblica, 19 Marzo
Il sacrificio dei diritti dei bambini in nome della difesa della famiglia standard ha una lunga storia che in Italia è durata e dura di più che nella maggior parte dei Paesi democratici occidentali.
Fino al 1975 venivano addirittura dichiarati illegittimi e, in nome della difesa della famiglia "legittima", non potevano essere riconosciuti dal genitore che li avesse procreati in una relazione adulterina (e la madre, se sposata con un'altra persona, non poteva dichiarare che il figlio non era del marito, mentre questo poteva disconoscerlo). Paradossalmente, non era la famiglia "naturale" a essere difesa, bensì quella legittima…
… Ma il sacrifico dei figli in nome di un principio non è finito. Abbandonata la difesa a oltranza della famiglia "legittima", ora si è passati a quella "naturale", in nome della quale si impedisce ai figli di coppie dello stesso sesso di essere riconosciuti da entrambi i genitori che li hanno voluti.
Di conseguenza questi bambini si trovano nella condizione dei figli cosiddetti illegittimi fino al 1975: impossibilitati a essere riconosciuti da un genitore, perciò anche con una parentela legalmente dimezzata.
Si dice che si vuole impedire la legalizzazione della gestazione per altri. Ma allora perché coinvolgere anche i figli di coppie di donne? Inoltre è un impedimento che di fatto non colpisce le coppie di sesso diverso che ricorrono alla gestazione per altri (la maggioranza di chi vi ricorre) ma possono bypassare facilmente i divieti e le difficoltà che ne derivano.
Soprattutto, come il riconoscimento del diritto dei figli nati da un rapporto incestuoso ad avere legalmente entrambi i genitori non ha comportato una automatica legalizzazione dell'incesto, e neppure la sua approvazione sul piano etico, lo stesso può avvenire per la gestazione per altri. Non intendo equiparare i due fenomeni, solo sottolineare l'importante cambiamento di prospettiva introdotto nel caso di filiazione incestuosa….
L’amaca di Michele Serra: Famiglia di Stato
Da Repubblica, 21 Marzo
Basta una sola parola, inesorabile e tremenda, a rendere inaccettabile, e al tempo stesso fragilissimo, l’intero impianto della politica governativa in fatto di famiglia, procreazione, eccetera. Questa parola è modello. “Noi abbiamo un modello”, ha detto ieri il ministro Eugenia Roccella. Un modello di famiglia, di paternità, di maternità.
In nessuna epoca storica ci si è amati, ci si è accoppiati e si è venuti al mondo secondo un “modello” riconosciuto e rispettato da tutti: perfino quando le leggi delle religioni e degli Stati – spesso coincidenti - tentarono di normare rigidamente i modi di amarsi, di convivere, di nascere, una confusione che oserei definire “naturale” ha infranto regole e ignorato modelli. Basterebbe, a suffragio di questa affermazione, il numero molto cospicuo di figli concepiti, lungo i secoli, al di fuori del matrimonio, quelli riconosciuti dal padre non biologico, quelli rifiutati, quelli inconfessati, quelli che non hanno mai saputo di esserlo, eccetera. O il permanere millenario e tenace dell’omosessualità e della bisessualità nonostante il pregiudizio, la persecuzione e la violenza…
PS: Sono un po' in ritardo a rispondere alle mail, se mi stai aspettando ti chiedo scusa. Recupero, promesso.