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a cura di  Anna Sandri i

Buonasera,

benvenuta, primavera. Il Fai ci invita a scoprire luoghi speciali, che aprono in questo fine settimana e che accontentano ogni passione, età e curiosità. Noi ve ne segnaliamo qualcuno. Per un passaggio al cinema c'è "Delta", girato sul luoghi del Po. E quanto alla musica, il nostro critico di Prima Fila questa settimana vi consiglia una cosa veramente, ma veramente bellissima: il suo gusto raffinato e la sua cultura onnivora non lasciano dubbi, fidatevi di lui e prenotatevi.

Buon Weekend

 
 
 

POP UP

 
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Una bici da pompiere, tra le 150 esposte da Emilio Zoccarato a Maniago

 FOTO FAI FONDO AMBIENTE ITALIANO

 

Sabato 25 e domenica 26 marzo torna l’appuntamento con le Giornate FAI di Primavera. Per l’occasione il Fai invita a scoprire e riscoprire tesori d’arte e natura in tutta Italia, aprendo (grazie al fondamentale contributo dei volontari) 750 luoghi in 400 città; molti di questi luoghi sono poco conosciuti, e normalmente inaccessibili. Assieme a monumenti, ville, palazzi, castelli e musei, aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici e giardini storici aprono anche  collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani.  Già una visita al sito del Fai, e una navigazione tra le proposte, è un viaggio nelle meraviglie, e direttamente dal sito è possibile scegliere e prenotare una o più visite. Tra tante, comunque, vi consigliamo qualche meta davvero speciale: al Lido di Venezia si può visitare l’aeroporto Nicelli, aperto il 4 febbraio 1935, ma che già funzionava come aeroporto civile dal 1926, quando né Roma, né Milano ancora potevano vantare uno scalo aereo. Di qui passarono Gabriele D'Annunzio e Antoine de Saint-Exupéry, e qui avvenne il primo storico incontro tra Mussolini e Hitler. A Padova apre un mondo di musica: lo stabilimento Ruffatti, dove ancora si lavora con antiche tecniche artigianali e dove la Famiglia Artigiana Fratelli Ruffatti ha realizzato centinaia di organi che suonano in tutto il mondo. A Maniago, in Friuli, Emilio Zoccarato ha restaurato un vecchio garage, e qui sono custodite decine e decine di biciclette collezionate e restaurate. Emilio ha raccolto e catalogato oggetti diversi, legati dal motivo comune della "ruota": dalle radio alle macchine da cucire, ma soprattutto le biciclette. Ne mette in mostra più di 150 esemplari da lavoro:  quelle del gelataio, dello spazzacamino, del coltellinaio, del sacerdote, del bersagliere; e poi velocipedi, tandem, bici da città dei marchi più vari, dalle più sobrie alle più decorate. A Massalombarda di Ravenna c’è invece l’archivio Mazzini: nato dalla passione di Attilio Mazzini alla fine degli anni Settanta, è un archivio di moda visitato da studiosi e creativi di tutto il mondo. Contiene, in 5 mila metri quadrari, abiti, calzature, borse, accessori di ogni genere, ed è l'archivio di abbigliamento più grande d'Europa. Sono pezzi di storia italiana, per un fine settimana davvero a portata di clic.

 
 

INDIZI DI LETTURA

di Nicolò Menniti-Ippolito

 
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Maylis de Kerangal, ospite di "Dedica"  a Pordenone"

Foto Luca A. d'Agostino/Phocus Agency © 2023 

 

Nota soprattutto per "Riparare i viventi", Maylis de Kerangal è scrittrice di rara sensibilità. Racconta per piccoli spostamenti psicologici e sentimenti appena accennati, per disagi profondi ma dai segni anche minimi, colti sempre nei gesti, nei volti, nelle pause dei discorsi. Tanto più questo accade in "Fuga a Est" (Feltrinelli, p. 96, 12 euro), ultimo dei suoi libri ad essere pubblicato in Italia, scritto però nel 2012. Ambientato nel tratto della Transiberiana tra Krasnoïarsk e Vladivostok racconta l'incontro tra una francese in fuga da un amore sbagliato e un soldato russo che vorrebbe sfuggire all'addestramento in Siberia. Siamo 10 anni prima della guerra ma qualcosa di ciò che prova il soldato appare stranamente attuale. Un desiderio di fuga, non si sa verso dove, raccontato con attenzione al paesaggio sterminato e ai silenzi tra due persone che si avvicinano parlando in tutti i sensi lingue diverse.

 
 

ARTE A VISTA D'OCCHIO

di Enrico Tantucci

 
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Felice Casorati, "Le signorine", 1912

 
 

Permette di riscoprire nella sua complessità la dimensione di uno dei maggiori artisti italiani del Novecento, Felice Casorati, la mostra antologica che si è appena aperta a Parma (fino al 2 luglio) alla Fondazione Magnani Rocca. Più volte accostato alla categoria del Realismo Magico, negli anni Venti - avvicinandosi tra l’altro qualche anno prima  a Venezia agli artisti di Ca’ Pesaro  come Arturo Martini, Gino Rossi, Pio Semeghini, Umberto Moggioli -  Casorati è stato uno degli artisti più longevi della sua epoca, avendo attraversato il periodo delle avanguardie, il ritorno all’ordine, il periodo del fascismo fino ad arrivare al dopoguerra. Si avvicinò dapprima al Simbolismo,  ma guardò anche a Cézanne, e fu sempre molto vicino ai principali critici e collezionisti del suo tempo, sviluppando anche un forte interesse  per le arti applicate. La mostra di Parma, ripercorre l’intero arco della sua pittura, dagli anni d’esordio alla maturità, con oltre sessanta opere – molti delle quali tra le più significative del  suo percorso artistico – provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private Si apre con i dipinti d’esordio: "Ritratto della sorella Elvira", che segna il debutto alla VII Biennale di Venezia nel 1907, e "Le ereditiere", esposto alla IX Biennale nel 1910: entrambi intrisi di equilibrio e pacata misura. Un’atmosfera diversa si respira nel capolavoro "Le signorine", del 1912, opera cruciale che esprime una svolta nella sua pittura, per la tavolozza chiara e luminosa. In mostra si potrà cogliere con particolare efficacia la stagione casoratiana negli anni Venti, quando il richiamo del ritorno all’ordine porta nell’arte europea una nuova classicità. Con l’esposizione di una serie di quadri del 1921 – Le due sorelle, Fanciulla col linoleum, Maschere – si viene proiettati in un’atmosfera sospesa e silenziosa, pervasa da misura, ordine, malinconia e mistero, in un teatro di infinite allusioni al mestiere, alla pratica della pittura, intesa come incessante studio e ricerca, confronto con la modella e con l’antico. Nel celeberrimo dipinto "Silvana Cenni" , esplicito omaggio a Piero della Francesca, l'immobilità congela la scena in un fermo immagine misterioso. Ricorrente nella pittura di Casorati è il tema della natura morta di uova, dalla forma perfetta e fragile consistenza che permettono all’artista una riflessione sul contrasto tra la precarietà e la solidità formale L’intensa attività di Casorati scenografo teatrale viene documentata in mostra da un corpus di bozzetti e figurini della Fondazione Teatro alla Scala di Milano.

 

FERMO IMMAGINE

di Marco Contino

 
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"Delta",  di Michele Vannucci con Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio. Al cinema

 

“Delta” è un film di frontiera. Più che un neo-western, ha un incedere bellico, da guerriglia. Elicotteri, fiumi guadati, nascondigli, tute mimetiche. Siamo sulle foci del Po, terre fortemente identitarie, dure, spossanti. Osso (Luigi Lo Cascio) guida una squadra di volontari che cerca di preservare l’ecosistema ma deve tenere a bada una sorella impulsiva e alcuni pescatori che vorrebbero usare le maniere forti contro i bracconieri venuti dall’est. Sono arrivati dal Danubio, spinti da Elia (Alessandro Borghi) che, in passato, ha abitato questo lembo tra mare e terra che si confonde nella nebbia, entra nelle ossa e inzuppa l’anima. Lo scontro tra culture diverse è inevitabile, così come quello tra Osso ed Elia, in un corpo a corpo che lascia dietro di sé morte e dolore. Alla sua seconda prova da regista, Michele Vannucci racconta una storia di contrasti a più livelli (pescatori e bracconieri, difesa identitaria e cambiamento, impaludamenti e aneliti di fuga), lasciando che l’ambientazione diriga i personaggi. Il “Delta” del Po del titolo diventa, così, un altro protagonista (proprio come accadeva nel film di Claudio Cupellini “La terra dei figli”), imprimendo all’opera una efficace caratterizzazione di genere (che è, poi, uno dei marchi di Groenlandia, la factory di Matteo Rovere, che produce il film). “Delta” (interamente girato tra Emilia-Romagna e Veneto: Comacchio, Goro, Mesola, Codigoro, Argenta, Ravenna, Ferrara, Polesine Camerini, Porto Tolle e a Santa Maria in Punta alcune delle location scelte) lavora molto, e bene, sui luoghi e sui corpi, da cui assorbe fisicità, perdendo, però, qualcosa nell’approfondimento dei personaggi il cui vissuto (quello di Osso e della sorella, ma anche quello della barista attratta da Elia) resta sfuocato e affidato a vecchie fotografie, con qualche schematismo di troppo. “Delta” resta, nel complesso, un film riuscito, capace di sintonizzarsi con un modo di fare cinema lontano da tracce già segnate. Borghi, dopo “Le otto montagne”, si chiude ancora in un ruolo ispido mentre Lo Cascio riesce a non portare all’esasperazione la vendetta di un uomo spiaggiato, controllando quella recitazione urlata che, in qualche occasione, lo ha portato a interpretazioni un po’ troppo sopra le righe.

 

DELTA Regia: Michele Vannucci Cast: Alessandro Borghi, Luigi Lo Cascio, Emilia Scarpati Fanetti, Denis Fasolo Durata: 105’ Al cinema 

 
 

PRIMA FILA

di Cristiano Cadoni

 
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Giovanni Truppi: l'1 aprile a Mestre per un concerto-esperienza

 

Sì, Giovanni Truppi è proprio quel cantautore che l'anno scorso è salito sul palco del Festival di Sanremo in canottiera. Il dettaglio ha spostato l'attenzione generale più sul suo look che sulla canzone, bellissima (“Tuo padre, mia madre, Lucia”) che la giuria ha relegato al 19° posto ma che, come spesso accade al Festival, poi ha collezionato premi, quello Lunezia per il valore musical-letterario del brano e la Targa Mei per il miglior artista indipendente.
Così, per il grande pubblico, Truppi – che in canottiera si esibisce da sempre - è scomparso rapidamente dai radar, come fosse una meteora. Eppure sono quasi quindici anni che il songwriter napoletano – talento cristallino, polistrumentista e poeta, personalità fra le più eclettiche della scena indipendente italiana - fa musica di qualità: da “C'è un me dentro di me”, il suo primo album pubblicato nel 2010 a “Il mondo è come te lo metti in testa” del 2013, fino all'album omonimo del 2015. Nel 2016 è andato in tour con un pianoforte interamente modificato da lui stesso (“L'ho fatto a pezzi e rimontato”, racconta), acustico ed elettrico al tempo stesso. Nel 2017 il suo brano “Amori che non sanno stare al mondo”, composto per l'omonimo film di Cristina Comencini, è stato candidato come miglior canzone originale ai Nastri d'Argento. Per dire che Truppi a Sanremo nel 2022 non ci è finito per caso e sicuramente non come nome nuovo.
Più di recente, Festival a parte, ha collaborato con Calcutta, Niccolò Fabi, La Rappresentante di Lista e Brunori Sas. Ha scritto un libro (“L'avventura”), un diario di un viaggio fatto in camper sulla “lunga strada di sabbia” di Pasolini. E ora, con i suoi tempi, che sono quelli di chi cura in modo artigianale la scrittura e la musica, si prepara a svelare il suo nuovo disco, che si sta avvicinando alla pubblicazione con un percorso originale. Il titolo, innanzitutto: è “Infinite possibilità per esseri finiti”. La copertina Truppi se l'è fatta costruire dai suoi fan, chiamandoli un giorno di inizio marzo al Mambo, il Museo di arte moderna a Bologna, per disegnarla, in una performance collettiva che ha chiesto al pubblico di lasciare una traccia su una parete, secondo il principio che la fantasia si esprime con “infinite possibilità”, proprio come lui canta nel nuovo disco. Del quale, però, si saprà di più solo tra qualche giorno, quando partirà un mini-tour di sette date per altrettante performance in cui la musica dell'album di Truppi si fonderà con il teatro d'ombra di Unterwasser, compagnia femminile che indaga le contaminazioni fra il teatro di figura e le arti visive, in un incontro fra immagine e suono che promette grandi emozioni. Organizzato da Ponderosa Music&Arts, il tour partirà dal Veneto, l'1 aprile al Teatro del Parco di Mestre (data zero) per poi proseguire a Milano, Prato, Settimo Torinese, Bologna, Napoli e Roma. Non sarà un concerto come gli altri ma un viaggio inedito nei brani del nuovo disco, con Truppi affiancato dal batterista (e produttore) Marco Buccelli. L'entrata al concerto di Mestre sarà gratuita, è sufficiente prenotarsi su Eventbrite, mentre per le altre date bisogna collegarsi al sito ponderosa.it/artist/giovanni-truppi, i biglietti costano sempre dai 20 ai 25 euro.

 
 

ASSOLO

di Massimo Contiero

 
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Il maestro Donato Renzetti dirige alla Fenice venerdì e domenica

 

Venerdì 24 marzo alle 20 e domenica 26 alle ore 17 sale sul podio del Teatro La Fenice Donato Renzetti, uno dei nostri più affermati direttori d’orchestra, spesso ospite della Fondazione lirico-sinfonica. Il programma si apre con un omaggio a Gian Francesco Malipiero, compositore veneziano, a cinquant’anni dalla morte. Verrà eseguita la sua Sinfonia del mare, in un unico movimento, scritta dall’autore a 24 anni, nel 1906. Nella seconda parte è prevista l’esecuzione della Messa di Gloria di Puccini, cui parteciperanno il tenore Giorgio Berrugi, il baritono Simone Del Savio e il coro preparato da Alfonso Caiani. La Messa fu presentata dal compositore come saggio di diploma all’Istituto Musicale Pacini di Lucca ed eseguita il 12 agosto 1880. 

 
 
 

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