Genitori Equilibristi

Benvenuta o benvenuto a Genitori equilibristi,

la newsletter in cui racconto storie di madri e padri autentici, sempre in bilico tra figli, lavoro e il resto del mondo. Quelli che non avrebbero mai neppure immaginato di ritrovarsi a fare i funamboli, ma che ora le provano tutte per non cadere da quella corda instabile.

Se vuoi puoi mandarmi una mail a equilibrismi@gedi.it, oppure mi trovi su Instagram e Facebook a scrivere di libri per bambini e ragazzi.

 
 
 

Quando è nato Pietro avevo 23 anni, frequentavo il master in giornalismo e mi sembrava di poter conquistare il mondo. Ricordo bene quel giorno, il reparto dell’ospedale con le pareti azzurre, la faccia stravolta ma felice di mia cugina, mentre lo stringeva. Guardandolo non mi sfiorò nemmeno lontanamente l’idea di chiederle di poterlo prendere in braccio: la maternità mi sembrava una questione lontana anni luce. E in effetti avevo ragione, ma in ogni caso mai avrei pensato che quell’esserino – 16 anni dopo – mi avrebbe fatta sentire improvvisamente vecchia.

 

È successo questa estate al mare, quando la sua mamma  provocatoriamente mi ha detto, “vediamo se a te, i meme che Pietro scambia con gli amici, fanno ridere”. Lui me li ha mostrati e il mio viso è rimasto pietrificato. Non perché non mi divertissero, ma perché non li capivo proprio. “E’ un po’ consolante”, ha sorriso mia cugina, “succede anche a te che hai otto anni in meno di me”.

 

Sbang.

 

L’estate scorsa ero già iscritta alla newsletter Zio, ma da allora ho cercato di leggerla con più attenzione. Se prima la seguivo per interesse personale, poi ho cominciato a guardarla come uno strumento che mi sarebbe potuto tornare utile con mio figlio, anche se ancora seienne.

 

Di cosa tratta Zio?

 

La presentazione recita così: "Cerca di capire di cosa parlano e cosa fanno i teenager di oggi prima che per strada ti diano del lei". Per approfondire meglio, ho telefonato al suo autore, Vincenzo Marino.

 

Partiamo da un dettaglio importante: quanti anni hai Vincenzo?

 

Trentasei e la newsletter è nata a fine 2019.

 

Come ti è venuta l’idea?

 

Stavo lasciando il mondo del giornalismo per andare a lavorare in un’azienda e un po’ mi dispiaceva smettere di scrivere e seguire il mondo delle tendenze giovanili. Inoltre mi ero accorto che noi trentenni pensiamo di conoscere tutto di internet, ma invece c’erano nuovi mondi, riferimenti e linguaggi che ci stavamo perdendo perché neanche li vedevamo.

 

Quindi tu scrivi di cose giovani per i non più giovani?

 

In realtà la mia community è molto vasta: va dai teenager passando per ventenni e coetanei, fino a chi ha già figli adolescenti e persino professori.

 

Cosa ti scrivono genitori e professori?

 

Mi scrivono in privato per ringraziarmi, perché leggendomi sono riusciti a trovare un punto di unione, di conversazione, con figli e alunni. Oppure mi scrivono per chiedermi consigli, perché magari sono preoccupati per un videogioco, oppure mi fanno domande su TikTok o su youtuber. Insomma, vogliono capire.

 

E tu come fai a restare così aggiornato?

 

Mi appassiona indagare quello che non comprendo, ma la verità è che ho una disciplina ferrea: trascorro ore su TikTok, Youtube e Twitch. E poi leggo anche i magazine che si occupano di digitale, soprattutto in lingua anglofona. Insomma, faccio ricerca.

 

Che consigli daresti a un genitore che non ha il tempo e la passione di fare come te?

 

Non essendo ancora padre, non è facile dare un consiglio. Però secondo me può valere lo stesso suggerimento che do alle aziende: per stabilire un contatto con i ragazzi bisogna parlare con loro con la voglia di imparare. E’ l’atteggiamento che fa la differenza. Il loro linguaggio – che è molto diverso dal nostro – non deve essere occasione di ostilità, ma di stimolo. E se vogliamo riuscirci tocca a noi fare lo sforzo chiedendo ai giovani, “cosa c’è di interessante?”, “Perché ti appassiona?”…

 

E a te capita mai di sentirti vecchio?

Succede sì, anche perché i ragazzi vedono i trentenni già come pezzi da museo. Succedeva anche a noi – è vero -  ma la generazione Z è davvero diversa da tutte le altre: d’altronde è la prima nata già con internet, cioè con un potenziale di comunicazione pazzesco che condiziona il loro modo di pensare.

 

Ma perché i loro meme non ci fanno ridere?

 

Perché oggi l’ironia è ermetica, gli esperti parlano di terzo o quarto livello di ironia, che non è per niente facile da capire. Ma la verità è che in alcuni meme non c’è niente da capire ed è questo a farli ridere. Per altri invece è necessario conoscere il contesto. Anche il figlio di mio cugino una volta mi ha messo in crisi… c’è voluto un po’ a capire cosa lo divertisse così tanto, ma alla fine ce l’ho fatta.

 
 
 

CHI L'AVREBBE MAI LETTO

Ogni settimana vi propongo una "recensione al contrario", quella di un libro per bambini e ragazzi che potrebbe offrirvi molti più spunti di quanti immaginiate.

In queste sere sto leggendo a mio figlio un libro illustrato bellissimo: si intitola Isotta, gli autori sono gli stessi di Pluk, di cui ti avevo già scritto tempo fa.

Isotta mi piace per moltissimi motivi, ma oggi te ne parlo perché racconta la storia di una bambina che vive sola con il suo papà e di lui si prende molto cura. A volte sembra persino che sia lei a educare lui, altre volte i rapporti si riequilibrano, ma tra loro resta un legame molto speciale, che gli permette di non avere paura del futuro incerto.

Entrambi poi, possono capire gli animali e infatti instaurano amicizie con molti di loro. E questa storia del linguaggio mi ha fatto ripensare al tema della newsletter di oggi: la capacità di mantenere un contatto con i propri figli, anche quando crescono, anche quando sembra che parlino una lingua diversa.

 

Isotta di Annie M. G. Schmidt, illustrazioni di Fiep Westendorp, Lupoguido Editore (+ 5)    

 
 
 
 

UN CONSIGLIO (da guardare)

Tra tutti gli spot intorno alla festa della mamma, ce n’è uno che mi ha divertito moltissimo. L’ha realizzato Chanel coinvolgendo dei bambini travestiti da boccette di profumo, smalti e rossetti. Un piccolo particolare: i costumi sono fatti grossolanamente di cartone, colorati a mano, le etichette sono scritte da piccole mani incerte. L’effetto è buffo e dolcissimo insieme: mi piacerebbe scoprire a quanti genitori – guardandolo – verrà voglia di regalare/regalarsi un cosmetico Chanel per la festa della mamma. Sarei curiosa di scoprirlo per capire quanta emozione si nasconde dietro a questo tipo di acquisti e per indagare se guardare un bambino che si diverte, ci motiva di più di guardare una bellissima donna in posa.

Tu che dici?

 
 

E con questo è tutto, buon festa della mamma!

 

PS: Ricorda, s e ti piace la mia newsletter, inoltrala a tutti i funamboli che vuoi: si potranno iscrivere cliccando sul tasto qui sotto (sottoscrivendo un abbonamento digitale a uno dei quotidiani del gruppo Gedi). Per farsi un'idea possono dare un'occhiata anche qui.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ricevi questa newsletter perché sei iscritto a uno dei siti del Gruppo GEDI. Se non vuoi più ricevere questa comunicazione puoi disiscriverti dalla newsletter cliccando qui.  

 

FacebookInstagramPinterest