Genitori Equilibristi

Benvenuta o benvenuto a Genitori equilibristi,

la newsletter in cui racconto storie di madri e padri autentici, sempre in bilico tra figli, lavoro e il resto del mondo. Quelli che non avrebbero mai neppure immaginato di ritrovarsi a fare i funamboli, ma che ora le provano tutte per non cadere da quella corda instabile.

Se vuoi puoi mandarmi una mail a equilibrismi@gedi.it, oppure mi trovi su Instagram e Facebook a scrivere di libri per bambini e ragazzi.

 
 
 

Lunedì pomeriggio stavo camminando verso la metropolitana quando ho visto il messaggio della mia amica Francesca. Era un link dell’Ansa, riportava alla notizia della neo-mamma trentenne che si è trovata tra le braccia il figlio morto di appena tre giorni. Ancora ricoverata all’ospedale Pertini di Roma, quella notte si era addormentata allattando. Non mi dilungo, sono sicura che questa storia la conosci già. 

 

Erano le 19 circa, ho letto l’articolo camminando, sono scesa in metropolitana e ho sbagliato direzione. La mia testa era come andata in panne. Il messaggio di Francesca continuava così: “Fa una rabbia tremenda leggere le giustificazioni del reparto.. Ci siamo passate tutte da quei no... io non riuscivo ad alzarmi per i punti e me l’hanno sdraiata addosso...nella nursery non li portano neanche dipinti...”. Sbang. 

 

Nei giorni seguenti ho continuato a leggerne, a sentirne parlare, a parlarne. E ho capito che se c’è un motivo per cui questa tragedia è diventata centrale nei nostri dibattiti è perché ci riguarda tutte, perché a pensarci corre il brivido di una consapevolezza: poteva accadere a noi. A me senz’altro, che più di una volta mi sono addormentata allattando Alessandro.  

 

“Chiunque abbia partorito in ospedale ha conosciuto per un minuto, per un’ora o per un giorno, il senso di abbandono e inadeguatezza”, ha scritto Claudia de Lillo su Repubblica. “Una neo madre non andrebbe mai lasciata sola. Andrebbe seguita, rassicurata, accudita in modo che, a sua volta, possa imparare a fare lo stesso, piano piano, con il suo bambino. Prima dei fiori, dei fiocchi ricamati e della valigetta, la maternità richiede condivisione. Perché solo la condivisione ci può salvare dall’abisso”. 

 

Sbang. Sbang. 

 

Qualche giorno prima, un’altra notizia che aveva al centro una madre mi aveva colpita molto, ma per ragioni completamente diverse. La decisione della premier neozelandese Jacinda Ardern di dimettersi, mi aveva lasciata con un velo di amarezza. Mi era sembrata una sconfitta. La donna che ai miei occhi era Wonder Woman – la più giovane ad essere diventata premier, la seconda al mondo ad aver partorito durante il suo mandato, la più gentile di sempre – mollava perché non ce la faceva più.  

 

Poi però mi sono ascoltata il suo discorso per bene, l’ho vista commuoversi mentre parlava, ho pesato le sue parole, ho letto diversi commenti e ho iniziato a guardare alla sua scelta con occhi diversi. Vi riporto alcune sue frasi: 

 

“So cosa richiede questo lavoro e so che non ho più abbastanza risorse per rendergli giustizia. È così semplice... Quest'estate speravo di trovare l'energia per prepararmi non solo per un altro anno ma per un altro mandato, ma non ci sono riuscita. Perciò oggi annuncio che non mi ricandiderò alla rielezione e che il mio mandato di primo ministro si concluderà entro il 7 febbraio.... So che sorgeranno molte polemiche intorno alla mia decisione e in molti si chiederanno quale sia la ragione "reale". Ma io vi dico che la verità è questa... la verità è che, dopo sei anni di grandi sfide, sono prima di tutto una persona umana. Tutti i politici sono umani. Diamo tutto quello che possiamo, finché possiamo, e poi arriva il momento di lasciare”. 

 

Il momento di lasciare. Forse è questa la “mia” chiave. Associo da sempre un valore negativo a questo verbo, ma è un mio limite. La decisione di Jacinda Ardern non è una sconfitta, ma una scelta. Certo che avrebbe potuto restare e lanciarsi nella prossima campagna elettorale, ma ha preferito non farlo, perché si è resa conto di aver dato il massimo. In questi sei anni ci ha dimostrato che si poteva fare tutto, ora, quanto sia difficile ma importante, trovare il coraggio di dire basta. Per il proprio bene e per quello degli altri.  

Ha cambiato le regole del gioco. E io continuo a vederla come Wonder Woman. E tu? 

 

Oggi la newsletter è un po’ diversa dal solito, mi è venuta così. E mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensi: se ti va, scrivimi a equilibrismi@gedi.it.  

 

Ti saluto con una bella notizia: dall'1 al 5 febbraio, nel negozio milanese di Taschen (in via Meravigli 17, MM 1 Cordusio) c'è il Winter Sale: sconti dal 25% al 75% su migliaia di libri, dai recenti best-seller a chicche introvabili fuori catalogo. Segnatevelo in agenda.

 
 
 

CHI L'AVREBBE MAI LETTO

Ogni settimana vi propongo una "recensione al contrario", quella di un libro per bambini e ragazzi che potrebbe offrirvi molti più spunti di quanti immaginiate.

Oggi è il Giorno della Memoria e avevo pensato di riproporti un libro che amo moltissimo, L’albero di Anne.

 

Poi però mi sono imbattuta in un nuovo albo illustrato, sempre edito da Orecchio Acerbo, che mi ha fatto cambiare idea. Si intitola La Finestra del Re di Polvere ed è la storia di due amici che vivevano nel ghetto di Lublino: uno era ebreo, l’altro no. Uno riuscì a scappare prima del rastrellamento che i nazisti fecero la mattina del 16 marzo, l’altro restò lì. In mezzo c’è fantasia, mistero e speranza. E a me sembra che apra un varco, quello che ci dà la possibilità di parlare insieme ai nostri figli di un pezzo di storia doloroso ma importante.  

 

La Finestra del Re di Polvere di Pierdomenico Baccalario, illustrazioni di Alice Barberini, gennaio 2023, Orecchio Acerbo (+ 8) 

 
 
 
 

E con questo è tutto, buon weekend!

 

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